- Dr. Marco Verducci
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Sebbene l’intolleranza al lattosio non sia considerata una vera e propria malattia, condiziona fortemente lo stile di vita di chi ne soffre. Ma come scoprire se si è veramente intolleranti?
In generale, per corretta diagnosi per l’intolleranza al cibo, bisogna distinguere tra:
1. Intolleranza di origine funzionale: è causata da un disordine funzionale isolato (es. carenza di lattasi) e inizialmente non è accompagnata da altri cambiamenti anatomici o morfologico nel tratto gastrointestinale.
2. Intolleranza di origine strutturale: è di origine anatomica ed è morfologicamente dimostrabile in quanto coinvolge alterazioni nel tessuto/organo, alcuni esempi:
- Acalasia dove è presente un disturbo della motilità esofagea per mancanza o ridotta peristalsi.
- Ittero: eccessivi livelli di bilirubina nel sangue.
- Pancreatite: infiammazione acuta o cronica del pancreas
- Angina addominale: sindrome clinica caratterizzata da forti dolori addominali post-pandriali.
Solo una volta che si è certi di non avere avere intolleranze di origini strutturali, grazie ad accurati esami, si possono prendere in considerazioni le intolleranze di origini funzionali come quella al lattosio.
Infatti, se dopo un periodo da una a tre ore dall’aver mangiato qualcosa contente del lattosio, cominciano a manifestarsi dei fastidi come crampi addominali e impellenza di andare al bagno, è il caso di avere qualche sospetto.
Ecco una lista di sintomi comuni dell'intolleranza al lattosio:
- Crampi addominali
- Coliche
- Diarrea
- Flatulenze e meteorismo
- Senso di pesantezza
- Insonnia
- Pancia gonfia
- Nausea e vomito
- Capogiri e mal di testa
- Prurito e irritazioni cutanee
Questi sono i sintomi più ricorrenti che presentano le persone intolleranti al lattosio. Si può essere intolleranti senza manifestarli tutti, tuttavia ciò non vuol dire che chi ne avverta qualcuno abbia una carenza di lattasi e quindi intolleranti al lattosio. Molte patologie dell'apparato digerente hanno sintomi simili, ne sono un esempio:
Il morbo di Crohn: è un'infiammazione cronica che può colpire teoricamente tutto il canale alimentare, dalla bocca all'ano, ma che si localizza prevalentemente nell'ultima parte dell'intestino tenue chiamato ileo (ileite) o nel colon (colite) oppure in entrambi (ileo-colite). Nei tratti intestinali colpiti si hanno infiammazione, gonfiore ed ulcerazioni che interessano a tutto spessore la parete intestinale.
La sindrome dell'intestino irritabile: un disturbo funzionale gastrointestinale che comporta una alterazione della frequenza dell'alvo e della consistenza delle feci, in assenza di altre patologie identificate.
Celiachia: immuno-disordine intestinale causato da ingestione di glutine, che viene digerito nel lume intestinale in amminoacidi e peptidi, incluso 33-amminoacido alfa-gliadina, che è resistente alla degradazione proteolitica. La gliadina induce il rilascio di Il-15, citochina infiammatoria che attiva e induce la produzione di linfociti CD8+, che esprimono NKG2D. Questi linfociti diventano citotossici nei confronti degli enterociti che esprimono Mic-A
Neoplasie: tumori dell'intestino crasso.
Colite microscopica: una infiammazione intestinale cronica caratterizzata da diarrea acquosa cronica.
Altre infiammazioni intestinali.
Manifestazione dei sintomi in seguito a infezione, per esempio da rotavirus.
Cosa fare in caso di avvertimento dei sintomi elencati?
Senza dubbio rivolgersi al proprio medico e seguire i suoi consigli e terapie. Se pensi di essere intollerante puoi provare a cambiare dieta.. leggendo le etichette degli alimenti, sarà semplice interrompere l’assunzione di prodotti contenenti lattosio e verificare se la sintomatologia si affievolisce fino a sparire entro qualche giorno.
Per conferma si deve poi effettuare un test di intolleranza, che sia il test del DNA o il Breath Test, quest’ultimo descritto in un altro nostro articolo.
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